Piove.
Ma non come nelle poesie romantiche che vagheggiano di goccioline che echeggiano sulle tamerici salmastre ed arse. No. Piove che porcamiseria se non ci spuntano le branchie entro quindici minuti rischiamo tutti di annegare.
Piove che sono riuscito a parcheggiare nel posto lasciato libero da un tizio con la barba che aveva una specie di camper di legno con dentro un sacco di coppie di animali e se ne Ë andato gridando ìSalpiamo verso la salvezza!î.
Piove che dalle tribune si intravedono a malapena trenta ragazzoni schierati pronti a darsele di santa ragione in barba al fatto che la partita rischia di diventare un incontro di pallanuoto. Al calcio díinizio si capisce subito che líincontro sar‡ una guerra di trincea: i giocatori scivolano vistosamente ad ogni cambio di passo o di direzione, la palla Ë come una saponetta unta e il campo pesante non permette agli uomini pi˘ veloci di esprimersi al meglio.
Le palle perse in avanti gi‡ nei primi minuti si susseguono ad una velocit‡ inquietante ed i padroni di casa ne approfittano per far valere la loro forza in mischia, ricacciandoci indietro e rubando spesso il possesso.
Dopo 8 minuti di sostanziale equilibrio, ci pensa Marcone a sbloccare il risultato con una splendida meta di ignoranza prontamente trasformata da Daniel. In condizioni cosÏ ci aspettiamo tutti una partita avara di punti, quindi ogni meta fatta ha un valore enorme, perchÈ enorme sar‡ la fatica che dovr‡ fare líaltra squadra per recuperare il gap.
Il gioco prosegue come da programma con moltissimi raggruppamenti ed una evidente difficolt‡ da parte di tutti i ragazzi di controllare non solo i passaggi ma persino la traiettoria di corsa. Tanto i nostri quanto gli avversari cercano di adattarsi al meglio alle condizioni di gioco, accorciando i passaggi e puntando su azioni semplici ma efficaci. » tutto un susseguirsi di punti di incontro o, per dirla alla vecchia maniera, di sportellate belle e buone.
Al ventiseiesimo del primo tempo il Verbania sfrutta egregiamente uno dei tanti raggruppamenti per segnare la meta del pareggio. Va da se che per questa segnatura vale lo stesso ragionamento fatto per la nostra prima segnatura: recuperare non sar‡ facile. Ci vorranno impegno, concentrazione, nervi saldi e acume tattico perchÈ come ci ha insegnato a suo tempo coach Martino (che dellíacume tattico ha sempre fatto la propria bandiera), in questo sport chi fa pi˘ punti vince.
Deve essere per questo che coach Michele decide di fare alcuni importanti cambiamenti nellíintervallo. Sugli spalti il pubblico, che ormai pi˘ che seduto Ë aggrappato alle gradinate come i naufraghi del Titanic alle scialuppe, si spinge in ardite ed approfondite analisi tecniche, agevolato anche dallíottima visibilit‡ assicurata dalla pioggia:
ìma quello chi Ë?î
ìchi?î
ìquello alto con la maglia numeroÖ numeroÖ boh non lo vedoî
ìma chi quello laggi˘? ma Ë tuo figlio!î
ìdici? Ma mio figlio non aveva il caschetto, scusa?î
ìah perchÈ quelli dici che sono i capelli? Scusa sai, gli occhiali bagnatiÖ allora mi sa che Ë mio figlio. Oppure líabitroÖî
Sta di fatto che grazie al nuovo schieramento la mischia acquista pi˘ solidit‡ e questo basta ai nostri ragazzi per acquistare la sicurezza che serve a mandare Barney in meta dopo appena quattro minuti di gioco nella ripresa.
7 a 14.
Come prevedibile, il tabellone non subir‡ pi˘ alcun cambiamento fino al fischio finale, nonostante una battaglia davvero durissima e un impegno notevole speso da entrambe le squadre.
Una partita difficile, stancante, dura e molto corretta, grazie anche alla competenza ed alla preparazione del giudice di gara che Ë riuscito a tenere altissima la disciplina in campo nonostante la stanchezza di tutti i giocatori e la frustrazione per non potersi esprimere al meglio in condizioni tanto proibitive.
Dopo la partenza in sordina contro il Parabiago, i nostri si riscattano con questo ottimo risultato e portano in trionfo Lupo, giustamente eletto migliore in campo al suo esordio come numero 8: un vero leone.
Bagnato.
Unica nota negativa della giornata: per qualche strano motivo ci sono sempre meno persone disposte a rivolgermi la parola sia prima che durante le partite. Mi avevano detto che il lavoro del cronista porta solitudine ed isolamento, ma non pensavo che accadesse tutto cosÏ in fretta!
Che altro dire se non: Forza CE!