Enormi schiere. Un grande esercito oscura le vetrate del Castello.
Líesercito del Rovato Ë alle porte.
Arieti pronti a sfondare ogni muro, torri díassedio per issare i giocatori in alto alla conquista del trombatorione e un intero comparto di cavalleria preparato e specializzato a creare disordini, saltare il nostro fossato e colpire ogni buco che si creer‡ nella nostra cinta muraria.
Ad opporsi 22 soldati, addestrati al meglio, che non aspettano altro per immolarsi in difesa del Castello e del dialetto milanese.
Baghai contro Gnari.
Dallíalto del suo trono in Club House il re pettina i suoi baffi osservando il campo di battaglia in silenzio.
Líesercito Ë comandato dalle dita sapienti del Granduca della Battiloca affiancato dal Marchese Scalvini di Pioltello, abile oratore ed estimatore di pipistrelli.
Loro organizzeranno le fila, loro prepareranno gli uomini allíimpresa.
Sulle mura Buratti, Giacometti e Gibilini a solidificare i nostri contrafforti;
Al portone Ticozzi e Colombo pronti a chiudere ogni eventuale breccia;
Veloci e improvvisi Scioscia, Illario e Manzoni colpiranno senza preavviso con delle repentine incursioni senza paura di perire;
Vallieri e Michelazzi comanderanno i movimenti della cavalleria, indirizzandola dove sar‡ pi˘ facile ferire il nemico;
Brambilla e Di pietra saranno la cavalleria pesante pronta a rompere la schiera avversaria;
E infine Carrera Palaia e Dragoni ultimi difensori della Sala del Trono.
“Coloro che sopravviveranno domenica e torneranno a casa, si leveranno sulle punte sentendo nominare la partita, e si faranno pi˘ alto, al nome del Rovato. Chi vivr‡ questa battaglia e arriver‡ alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festegger‡; poi far‡ vedere a tutti le sue cicatrici, e dir‡: “Queste ferite le ho ricevute contro il Rovato”.
Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticher‡ tutto il resto, ma ricorder‡ con grande fierezza le gesta di quel giorno. Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche ñ Jackone, Carre, †Miky, Jaki, Tino, Manfre, Seba, Furca † ñ saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno.
Questa storia ogni brav’uomo racconter‡ al figlio, e la partita contro il Rovato non passer‡ mai, da quest’oggi, fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi. Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli: poichÈ chi domenica verser‡ il suo sudore con me sar‡ mio fratello, e per quanto umile la sua condizione, sar‡ da questo giorno elevata, e tanti assenteisti degli allenamenti ora a letto in patria si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui, e MENOMATI NELLA LORO VIRILITA’ sentendo parlare chi ha combattuto con noi questa Domenica! ”
Giacomo “Shakespeare” Illario
