Guido Brambilla: un Road Runner con la Maglia Azzurra

22 Nov 2011

Il Rugby Cernusco finalmente porta un giocatore in Nazionale, ci sono voluti 32 anni di storia, ma un prodotto della scuola rugbystica grigioamaranto ha finalmente indossato la Maglia Azzurra.

Guido Brambilla, 5 stagioni come seconda Linea a Cernusco tra il 1995 e il 2000, fratello di Matteo “The Admiral BE” e di Giacomo “Jack of Heart“, nonchË cognato di NiccolÚ “Iena Ridens” Lasorsa, ha esordito il 14 Novembre 2011 a Bermuda, dove attualmente risiede e lavora, fa il cuoco, contro i CLassic Lions.

Formazione contro Lyons
Lions 83 Italy 5

Classic Lions: M Blair, B Breeze, G Bulloch, S Byrne, C Charvis, D Corkery, A Craig, D Eves, J Forster, A Gomersall, B Hinshalwood, A Howell, P Jones, J Lewsey, H Luscombe, S Mofatt, M OíKelly, B OíMeara, J Petrie, D Scully, G Archer, J Topping, P Volley, F Waters.

Classic Italy: A Cavalleri, G Brambilla, G Menapace, A Moreno, A Moscardi, S Saviozzi, M Vella, M Zaffiri, E Vaggi, M Philips, M Mazzantini, N Ranieri, C Zanoletti, T Visentin, N Mazzuccato, M Cuttitta, S Martini, V DíAnna, P Kiernan, M Smith, D Cole, D Bird, B Hurdle, M Kane.

Ecco il racconto di quella splendida Serata:

Guido e i giocatori della Nazionale

Sono le sei di sera. Un sabato infame di Novembre con vento a 30 nodi. Il week end che precede la World Rugby Classic. Ho un matrimonio di cento bavosi alle sette e mezzo e sto ultimando i preparativi. Mentre esco dalla cucina incontro Elis Franzoni, amministratore delegato di Gosling (quelli che fanno tutto il rum a Bermuda) ed improvvisato hospitality manager per la squadra italiana. Mi guarda e mi dice: ìSono arrivati gli Italiani, sono in pochi, vuoi giocare?î Il mio cervello, mia moglie, il mio datore di lavoro hanno gia` risposto di no, ma non so per quale motivo dalla bocca esce la parola SI. Dove sono? Alla Warwick Accademy a fare una sgambata. I cento bavosi possono aspettare. Mi fiondo in motorello a Warwick. Il cuore batte forte, il vento freddo mi schiaffeggia ma non mi risveglia dal sogno che sto vivendo.
Arrivo e vedo Moscardi, Cutitta e Quentin Tarantino, al cinema sembra molto piu`

basso, ah no e` Matt Phillips. Sto male, sono in circolo a

meta` campo che parlano.

Cuttita, il Coach

Mi avvicino timidamente ed il circolo si apre. Smettono di parlare e mi fissano. Vittorio DíAnna mi guarda e dice ìMi sa che lui voleva dire qualcosa…î Pausa di silenzio. ìCiao mi chiamo Guido, mi hanno detto che avete bisogno di giocatoriî.
Cosi` e` iniziata una settimana surreale passata insieme a degli eroi del rugby italiano che mi hanno regalato líopportunita` di farmi male seriamente e poterlo raccontare ai nipotini.
Un gruppo fantastico. Ragazzi, ragazzoni, veci, acciaccati, ma sempre anche loro innamorati di una cazzo di palla ovale che come le donne non si capisce mai dove va e cosa fara`. Líimportante e` rincorrerla e metterci il cuore…forse proprio come ci si comporta con le donne.
La prima partita e` solamente contro i Classic Lions, selezione delle isole Britanniche. Questíanno vogliono vincere ed hanno messo giu` uno squadrone. Colin Charvis (ex capitano del Galles), Shane Byrne , Archer, OíKelly, Lewsey (campione del mondo 2003), Gomersall e altri venti cristoni che tanto vecchi non sembrano. Per di piu` sono sponsorrizzati da una delle piu` grosse re insurance companies dellíisola. Tutti precisi, laccati, con divise impeccabili. Noi sembriamo semplicemente dei turisti. Io addirittura sembro un cuoco. Ricordo ancora prima della partita quando ho visto Charvis in ciabatte ed i suoi piedi mostruosi mi hanno spaventato. Poi ho visto i pettorali di Alex Moreno e mi sono tranquillizzato. Grande vecc!

Durante il riscaldamento ho anche pensato di fingere lo strappo muscolare, poi hanno comiciato a passarmi la palla ed ho dimenticato tutto, anche i piedi mostruosi di Charvis. Appena gli All Blacks hanno finito di prendere a schiaffi gli Stati Uniti, siamo entrati in campo noi. Ansietta. Tanta. Mi accomodo in panchina e godo. Il risultato finale ci deprime parecchio con un secco 85 a 7. Loro sono di piu` e piu` in forma. Noi siamo stanchi e senza idee. Io gioco dieci minuti e non so come non mi faccio male. Sopravvivo. Orsacchiotto fra gli eroi un poí eroe mi sento anchíio pero`. Facciamo il corridoio ai Lions e poi loro a noi. Vorrei che non finisse piu`, come in un episodio di ìAi confini della realta`î o dei Simpsons, un eterno corridoio di giocatori di rugby che fino a due o tre anni fa vedevo in televisione ed adesso mi danno la mano. Sto ancora peggio, quasi vomito.
Una delle birre piu` buone che abbia mai provato, una Stella ghiacciata sotto la doccia mentre sento il trambusto degli spogliatoi in sottofondo. E Moreno me ne porge un altra mentre mi dice ìTieni veccî.

Il Giorgio Fornaroli aveva ragione (ndQ)

In partita c’era anche Matteo Mazzantini ,

racconta cosÏ quel giorno, il tutto Ë disponibile anche sul suo blog

Sdraiato supino, occhi chiusi, sento la testa che gira. Per fortuna sono gi‡ a terra altrimenti non saprei dire in che direzione sarebbe volato il mio corpo senza controllo. Sento un fischio. Ho il cranio dolorante, pieno di lividi ma decido di aprire gli occhi ed affrontare, coraggiosamente, ciÚ che mi aspetta.

La partita Ë Lions Britannici Classic vs Italia Classic. Siamo alle Bermuda, un paradiso; un torneo ìClassic Rugbyî, una figata. Niente Ë mai come sembra!

Mi alzo in piedi con tutta la buona volont‡ di continuare ma sono stordito, sento i compagni che parlano, non riesco a collegare subito i pensieri, fatico perfino a stare in piedi. Chiedo il cambio.

Ma la situazione Ë concitata, in panchina cíË chi sta peggio di me, líarbitro incalza, i compagni mi guardano e aspettano di sapere se davvero voglio uscire o noÖ

Scherziamo?! Io sono un eroeÖresto in campo! Mi pento subito della scelta, mi cambiano ruolo e da mediano passo al centro. Mischia per i Lions, probabilmente sarÚ chiamato subito a difendereÖ

Questi sono i momenti della verit‡, o ce líhai o non ce líhaiÖlíomino dentro, quello che ti spinge avanti contro tutto e tutti, contro líistinto di sopravvivenzaÖ

La palla sta per uscire, non Ë il mio ruolo, sono pi˘ lento, mi gira la testa, una vita che non gioco una partita di alto livello, qui ci si puÚ far maleÖpaura. Sono attimi che non passano pi˘, sento la voce di Tommy Jet che mi aiuta: ìsono in pi˘, non salire sparato, temporeggiamo,quello Ë mio, facciamogli giocare e mandiamoli verso la toucheÖîÖÖcapisco solo quale sia il suo e quale il mio, tutto il resto Ë troppo complicato per uno che fa fatica a tenersi sulle sue gambeÖ

Via, la palla esce, Nanni la mia apertura sale rapido, lo seguo, devo farlo. Tommy non viene, ho una sola possibilit‡: devo impattare quel brutto barbaro inglese con la palla in mano e non fargliela passare.

Questo Ë quello che amo del Rugby! Líesaltazione che ti prende in certi momenti, per una ragione o per un’altra, il superare il tuo limite. Ecco cosa Ë successo. Salito, puntato e centrato pi˘ forte che potevo. Superata la paura e steso il barbaro.

A questo punto arrivano anche i complimenti e la felicit‡ e la riconoscenza dei compagni la leggi negli occhi, e ti riempie il cuore e líanimo, ma mai come la soddisfazione personale di aver superato ancora una volta il limite.

Per la cronaca la partita Ë finita con una vagonata di mete contro di noi, 84-5. Ma poco importa, per le condizioni in cui eravamo Ë stato un successo solo líaver avuto il coraggio di scendere in campo.

Penso a Marcello, a Sandro, a Vittorio, Giorgio, anni ed anni che non mettono le scarpette per scendere in campo. Simone che ha sempre giocato in capionati minori.Il Savio, Nicola, Tommy, Nanni, ZappÚ,Gabry, Dodo, Mario, Andrea, il Vecchh, Zano… duemila acciacchi e sempre lÏ in prima linea. E poi Guido, il cuoco che fino al giorno prima non ci pensava neanche ad essere dei nostri!

Loro si sono gli eroi! E il rugby ci tiene in vita pi˘ che mai!

 

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