Ok, lo so, l’incipit iniziale sull’incongruenza delle squadre dichiarate può diventare noioso, ma stavolta davvero non riusciamo a capire come riusciremo a fare quattro partite in un quadrangolare, visto che così recita il programma. E quindi il torneo di Torino si presenta subito interessante.
Come interessante si presenta la location: bei campi, ottimo spogliatoio, bella club house. Piano piano arrivano i giocatori, sia coyotes sia Tacco13, perché anche per le nostre amiche è previsto un bel torneo.
Nello spogliatoio comincia la conta dei giocatori che mano a mano arrivano. Dodici, quattordici, sedici (e già qui scende la lacrima di emozione ai reduci di Sesto Fiorentino), diciotto, venti (commozione generale), ventidue……ventitrè…oh, allora! Basta! Siamo in troppi, mica mi sono fatto 200 Km per giocare 10 minuti! Ma l’incazzatura passa subito quando vedi Gigi e Giglio chiacchierare mentre si cambiano insieme a noi.
Ok, andiamo in campo, tanto piove. E così henry si va a riparare al gazebo dei fisioterapisti inventandosi dolori al polpaccio, battendo così il record di “corsa al massaggiatore” ottenuto da Tunello in Polonia.
È presto e si cazzeggia un po’ e troviamo il tempo di capire il mistero delle quattro partite ad un quadrangolare: si è aggiunta una squadra di MixAbility, cioè ex giocatori che giocano insieme a dei disabili, un bellissimo progetto di integrazione nel mondo del rugby.
Cominciano le partite e comincia il divertimento. Con 23 giocatori è tutto più facile, soprattutto se qualche veterano del calibro di Paolone, Gigi, Giglio e CapMino ci guidano. La concentrazione rimane alta per quasi tutta la partita, fino a quando un giocatore avversario si infortuna leggermente. La solita procedura: l’arbitro ferma il gioco e chiama il dottore. Da quel momento niente è più come prima. Solo la generazione onanistica della “dottoressa alle grandi manovre” può capire quei momenti e spiegare perché tutto sul campo si è fermato come in una scena di Matrix. Qualche minuto per riprendersi e si ricomincia a giocare. Credo la partita sia finita in parità, 0 a 0 o 1 a 1. Boh, poco importa. Ma sappiamo tutti che nei tornei old non contano i risultati, contano solo gli aneddoti che ci ritroveremo a raccontare ai nuovi arrivati o a chi non c’era.
Durante la pausa tra una partita e l’altra è arrivato Lui. Non camminava sulle acque e non trasformava l’acqua in vino (purtroppo), ma per noi è stato comunque un miracolo, un apparizione, una visione vedere Pe3tta entrare in campo con la nostra maglia. E nonostante lo sguardo della moglie a bordo campo dicesse “Se ti fai male ti faccio il resto”, Lui si è buttato in campo come se non avesse mai avuto un pezzo di ferro nella mano per qualche mese.
Seconda partita vinta 1 a 0, questo me lo ricordo perché Giovannone prima di schiantarsi contro la mischia, partendo da una punizione sui 10mt, si gira e mi chiede: “vado a destra o a sinistra?”, “Destra, non c’è nessuno” dico io. Si butta (ovviamente) a sinistra, uccide un paio di mischioti e fa meta. Grande Giova!
Terza partita vinta anche quella, nonostante la stanchezza cominci a farsi sentire e la coda degli infortunati in attesa delle attenzioni della dottoressa aumenta sempre di più.
Quarta partita contro i MixAbility. Cominciamo subito col dire che siamo riusciti a pareggiare 1 a 1, si perché perdevamo 1 a 0, perché usti quanto corre quello! Sarà anche un “disabile”, ma il ragazzo, con la sua disabilità, non è riuscito solo ad abbattere il muro del pregiudizio, ma nientemeno che la nostra mischia, facendoci l’unica meta che abbiamo subito in tutto il torneo. E con grande fatica e solo riordinando le idee (non guardate a sinistra, non guardate a sinistra, la dottoressa non sta correndo in campo, no, ssshhh, buoni, tranquilli, non distraetevi…) siamo riusciti a pareggiare.
Bene, partite finite. Si comincia con la seconda parte del torneo. Ci ricongiungiamo con le tacco13, anche loro reduci da buoni risultati sul campo e ci si rilassa come gli anziani al “circolo degli scavi”. E il terzo tempo comincia. È sempre bello un terzo tempo coyotes-Tacco13, ma quello di Torino ha sfornato tanti aneddoti da riempire le future serate in club house. La musica anni 70/80 fa da sfondo ai balli sui tavoli e a Spritz che limona dura con degli spritz campari che si materializzano nella sua mano più e più volte. Tra le numerose portate da matrimonio c’è anche tempo per la premiazione delle squadre, dove il nostro Cap si presenta accompagnato da un lucidissimo Spritz in modalità Paolini. Durante la premiazione si alternano i soliti CuliNoti maschili e femminili, interrotti solo da un’apparizione di un culo sconosciuto, pare di una giocatrice del Cus, immortalato dai vecchi avventori affetti da cliccazio-precox sulle fotocamere dei cellulari. Un servizio fotografico degno degli eredi al trono inglese.
Si arriva al dolce e le danze scivolano verso pezzi della Carrà alternati a balli latino americani, capaci di mostrare il meglio e il peggio di ognuno di noi.
Con l’arrivo degli shottini alla liquirizia in bicchierini di cioccolato comincia l’esodo verso casa dei Coyotes, e tra un MarcelProust-Prof alla ricerca del cesso perduto e una morra per decretare il perdente che porterà in salvo gli inabili alla guida, il torneo si chiude definitivamente, decretando tutti vincitori di una bella giornata.
Che dire, ci siamo divertiti e nessuno si è fatto male più del solito quindi è andata decisamente bene, a parte il lunotto posteriore della macchina di Beppe che pare sia ancora in prognosi riservata. L’invito per il 9 maggio 2020 è già stato consegnato al Cap e il cippa deciderà se partecipare in base allo staff medico che sarà presente. Perché la sicurezza è importante.
Alla prossima!