Biella, 17 marzo 2019. Ore 9 antimeridiane, più o meno. Una voce dice – Il rugby è una questione di testa! – Ma a noi genitori fanno già male le gambe…
Ai nostri ragazzi no.
I nostri ragazzi hanno testa e gambe. Spalle e cuore.
Sotto un cielo coperto e una pioviggine fredda entrano in campo, sorridenti, scambiandosi occhiate complici. Scalpitano, si schierano. E via che si comincia!
La prima partita si fatica, ma il CE è concentrato e si guadagna un risultato di misura: 1 a 0. Nella seconda gara la fiducia cresce e con un 7 a 0 chiudiamo la prima fase del torneo classificandoci primi nel girone: ce la giochiamo fino in fondo.
Terza gara: niente è scontato. I ragazzi ci mettono grinta, spingono, atterrano, e le mete arrivano. Li vediamo tuffarci davanti a noi “quelli della 12”, ancora bambini in fondo, e quando si gettano oltre la linea di meta ci cercano con gli occhi: orgogliosi del nostro orgoglio, affamati della nostra approvazione! E poi via dai compagni a congratularsi l’un l’altro, perché con un 3 a 2 ci mettiamo in tasca un’altra vittoria.
Poi arriva la parte più dura. Due sconfitte che rischiano di schiacciare il morale ci sfilano il podio, e si rientra in campo per la finale 5° – 6° posto contro gli Amatori Genova. Nel frattempo il freddo è penetrato nelle ossa, la pioviggine sta mutando in pioggia e il campo si fa scivoloso. Siamo 1 a 1, una meta a testa, entrambe sofferte: la sfida è equilibrata e col passare dei minuti pare che la vittoria verrà decisa dalla differenza mete. Agli ultimi scatti un’azione sembra volgere al meglio, ma attacchiamo e cadiamo. Sembra davvero finita, quando ancora una volta ci riproviamo, uno dei nostri si rialza palla in mano. Lo strattonano, ma lui si divincola e rimane in piedi. E corre, corre fino oltre la linea di meta, si tuffa. E schiaccia la palla sull’erba!
E sì. Di tanto in tanto l’impegno riesce e mettere le coincidenze nel giusto ordine. Ed è bello per un genitore guardare dal bordo del campo il figlio, che nell’ultima azione segna e fa vincere la squadra. E in un boato di gioia gli corre incontro urlante. E tutti i compagni si abbracciano, festeggiano la vittoria della squadra, e poi si voltano per andare a rendere omaggio agli avversari.
Fatevelo raccontare dai vostri atleti. A letto, con ancora una luce accesa per addormentarsi, o un pupazzo come compagno. Chiedetegli della loro impresa: perché sono loro il rugby.