Molte volte abbiamo detto che il rugby old non è proprio lo sport più semplice da giocare. Non tanto perché è un gioco duro, di contatto e dove spesso ti fai male. No, questo è niente.
Il difficile è capire cose del tipo “perché si va in 10 ad un quadrangolare con 5 squadre di uno sport in cui si gioca in 15?”. Il dubbio non ci è venuto subito, d’altra parte quando ci si alza alle 7 del sabato mattina si sa che i riflessi neurali non sono ancora disponibili.
Ma il quadro della situazione, anzi il dubbio vero e proprio, è comparso tra roncobilaccio e barberino del mugello quando in macchina abbiamo cominciato a fare la formazia. Niente, qualcosa non tornava. Non tanto perché Chicco doveva ricoprire il ruolo di entrambi le ali (chi più veloce di Chicco?), ma non riuscivamo ad immaginarci Giovannone contemporaneamente in seconda linea e in panca.
Mentre ci ingozziamo coi panini al culatello presi a Fidenza (lo stress intellettivo ci ha lasciati davvero senza carboidrati e proteine), fa capolino Firenze e Giova comincia ad assumere un’espressione decisamente sognante.
Il campo ci aspetta e pronti e fieri come guerrieri facciamo subito la prima partita contro i Rinos di Roma, con il supporto degli amici di Bolzano che ci prestano i giocatori mancanti (4 o 5, dovrei rivedere la formazia). Andare in così pochi ha i suoi vantaggi, si possono proferire, con ragion di logica, valide scuse, del tipo “non eravamo affiatati con gli altri”, “quelli non conoscevano i nostri schemi” e via dicendo. Insomma, avrete capito che la prima è persa, ma con grande onore di un secondo tempo in crescendo. Con spregio della stanchezza, mentre aspettiamo la prossima partita, ci concediamo anche il lusso di prestare due o tre giocatori ad altre squadre.
La seconda partita è contro i Mil’old di Pavia. La partita è stata davvero faticosa per me, ma non per il gioco (gioco?), ma per il fatto che ho corso di più per cercare prestiti tra le squadre che in campo.
Anche questa non è andata benissimo dal punto di vista del risultato a causa di qualche distrazione del fato e dell’arbitro. E questa non è una scusa, visto che la testa ce l’abbiamo messa davvero.
L’ultima partita è con il Sesto Fiorentino. Al di là del risultato, scontato, la considero la partita migliore, almeno il primo tempo in cui li abbiamo tenuti con una grande difesa.
Partite finite e finalmente si arriva al terzo tempo. Che dire, qui, come al solito, il risultato si ribalta. Apprezzate da tutti le due bocce portate dal Cap, che pareva la Madonna della Fusoliera che dispensava miracoli alla lunga fila di assetati avventori. E a niente sono valse le parole dei ragazzi del Sesto che a mezzanotte inoltrata con delicatezza ci invitavano ad andarcene fuori dai cog..ni. Ovviamente sono riuscito a strappare un’altra mezzora di terzo tempo con grande gioia dei miei compagni di stanza. Quando hanno spento le luci della CH abbiamo capito che era davvero ora di andare.
Che dire, il torneo è stato davvero molto particolare e difficilmente lo dimenticheremo. Organizzato bene, squadre di alto livello ma mai sopra le righe. E che dire del terzo tempo: la pasta con sugo di trippa e il lampredotto valgono le botte, le escoriazioni e il dispiacere di non essere in tanti. Ma volete mettere cosa vuol dire mangiare quelle cose e avere al tavolo la Marta vestita da meccanico?
Eh si, il rugby old è davvero strano….
E adesso gli immancabili pagellini
Mino, voto: 10
Con il cap in campo cambia tutto. Le sue bestemmie sussurrate e i suoi delicati buffetti di rimprovero sono una vera manna per noi giovani virgulti. E nonostante il fiato che mancava, il ginocchio che manca da un po’ e la sete atavica, non ha saltato una partita. Bello riaverti, Cap!
Bubah, voto: 10
Palla in mano e crapa bassa. Così me lo ricordo. In corsa verso il muro del Sesto. Eroe d’altri tempi.
Ricky, voto: 10
Gioca in prima, gioca in terza, centro e pure portiere. Corre dietro alle lepri ¾ e asfalta la vespa di turno. Eclettico.
Giova, voto 10
Il voto è per l’aria sognante che ha tenuto per tutta la durata del torneo. Il gioco? Alla grande come al solito, ma era più interessante la sua faccia. Sognatore.
Loris, voto 10
Loris è il compagno di squadra che tutti vorrebbero avere. Sempre presente ai tornei, sempre pronto a darti sostegno, e sempre preciso nel placcare alto l’avversario troppo veloce. Peccato che poi diventa Loris. Promosso, da compagno di allenamento a compagno di squadra.
Sindaco, voto 10
Non si sa come ma è riuscito a convincere il giudice di campo a modificare l’ordine delle partite per evitare di giocarne troppe, visto che non eravamo in molti. Ha stolkerizzato le altre squadre per comprare giocatori “almeno per un tempo” e si è fatto cacciare al terzo tempo come al solito. Utile, magari non in campo, ma fuori si.
Marta, voto 10 e lode
La migliore in campo. Il Sesto fiorentino la adora. La palla usciva dai punti di incontro con velocità inaudita. E, senza ombra di dubbio, è quella che ha placcato di più. Meritata la tuta da miglior giocatore. Il nostro meccanico!
Sgarra, voto 10
ok, è giovane. Ma non è colpa sua. Ha giocato una quindicina di partite con praticamente tutte le squadre e non ha detto neanche troppe cazzate. Indispensabile.
Steve, voto 10
Lo so che una volta che provi la terza linea non la vuoi più lasciare. Ma oramai non hai scampo. Ti devi rassegnare a placcare in velocità quelli che arrivano a 100 all’ora. Temerario.
Chicco, voto 10
Per lui è stato come andare a superquark. Ha scoperto cose interessanti come il fatto che la seconda centro deve fare il tergicristallo, da una parte all’altra del campo. Provato!
Gli amici del Sesto Fiorentino, voto 11
Nello scenario old italiano il Sesto Fiorentino è sicuramente una delle squadre più forti. Sinceramente questa cosa ci ha messo un po’ di timore quando abbiamo deciso di accettare il loro invito. Timori infondati, visto che in campo si sono rivelati, come al solito, fortissimi ma anche molto corretti. Ma la cosa in assoluto più bella è la loro gioiosa e idilliaca visione del rugby. Mi spiego. Siamo abituati ad uno sport che, purtroppo, è spesso pieno di retorica stantia, in cui la vittoria non è l’obiettivo primario da raggiungere. Ma siamo sinceri, a chi non piace vincere? E quelli del Sesto con grande orgoglio portano avanti questa loro idea che spesso in questo mondo viene vista, a torto, come il male che annulla tutto il resto che c’è di bello. Ma non è vero, e il Sesto ne è la dimostrazione. In campo seri e orgogliosi di vincere e fuori cazzari e casinisti come pochi, capaci di organizzare un gran terzo tempo in onore dei caduti, che alla fine, dopo la doccia, trattano con lo stesso rispetto che hanno mostrato in campo. Anche fuori dal campo hanno preso con serietà la sfida del terzo tempo, perché anche lì, alla fine tutti vogliono vincere!
Grazie a tutti, ci rivedremo presto. Ed è una minaccia, perché almeno la battaglia del terzo tempo è ancora aperta!