Questo è un messaggio di Niccolò Lasorsa ai ragazzi della prima squadra:
Oggi è Martedì; per quasi tutto il mondo solo il secondo giorno della settimana… per me (e non ho dubbi anche per Denis ed Occe) significa che mancano 5 giorni all’inizio della stagione.
Si apre il secondo anno del nostro gruppo (e quando dico gruppo intendo tecnici e giocatori assieme) e la consapevolezza di quello che possiamo dare e di quello che possiamo aspettarci è ovviamente cresciuta.
Significa guardare fuori e pensare agli allenamenti in base al tempo che fa, significa pensare a quali giocatori ci hanno dato più sicurezze durante queste lunghe 8 settimane di allenamenti, significa preoccuparsi dei nostri infortunati. Significa sostanzialmente trovarci in panchina domenica pensando di aver fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità per dare ai giocatori la struttura (mentale, di allenamenti, di ambiente) per rendere al massimo.
Ecco noi possiamo fare solo quello: essere in pace con la nostra coscienza e con il lavoro fatto. Per i giocatori tutto ciò è sensibilmente differente: la consegna delle maglie, il riscaldamento, il discorso del capitano, il riassunto delle consegne tecniche… questi momenti sono quasi uguali anche se percepiti diversamente… ma poi c’è il campo… ed è lì che la situazione si differenzia.
Noi (tecnici) non possiamo dare quel qualcosa in più, il nostro cuore, anche se batte forte, non può dire alle nostre gambe di andare oltre l’ostacolo, non ci può portare a rendere quel 20% in più, non ci può portare a fare un placcaggio per dare l’esempio al mio compagno, non ci può far vincere una partita che sembrava persa, non ci può far buttare su un pallone che rotola in modo maldestro.
Ed il cuore, a mio modesto avviso, è ancora un elemento importante se non fondamentale di questo sport. Questo fine settimana ho sentito un intervista di Sexton che diceva che quando arriva al campo per una partita ha già fatto tutto il lavoro mentale necessario per sentirsi pronto e che deve solo preparare il materiale ed andare in campo. Beh io vorrei lo stesso dai miei giocatori: che si svegliassero alla mattina pensando cosa devono fare in campo, a quale è il loro ruolo, alle difficoltà a cui potranno andare incontro, a come risolverle, pensando sempre di essere più forti del loro rispettivo avversario.
Chiuderò con un frase del mio mentore virtuale: «Un vincente non è mai stanco di vincere e io non voglio perdere mai»